/Nouvelle Bug
/manifesto Cyber-realista
/Gli esseri umani sono abituati a dividere il naturale dall’artificiale e, all’interno dell’artificiale, l’analogico dal digitale. Sembra esserci una gerarchia naturale nella dignità dei fenomeni che segue questa divisione, per cui il virtuale viene relegato a una dimensione inferiore di esistenza.
/Tutto ciò contiene un seme di pericolo politico e sociale.
/Infatti, nessuno penserebbe di separare un animale dai suoi artefatti, la chiocciola dal suo guscio o i pesci palla dai loro mandala sul fondo dell’oceano.
/Il cyber-realismo significa partire dall’assunto che il virtuale è un momento della realtà e un’espressione della natura umana, che partecipa alla condizione umana, decidendo la sua evoluzione e storia. Non è un fenomeno temporaneo, né una moda transitoria, ma una parte della realtà dinamica, che è sempre esistita e che è in costante evoluzione. Non analizzare il virtuale con mezzi artistici e culturali, lasciando le sue chiavi a poteri interessati e violenti, significa affidare il futuro dell’umanità al Moloch oligarchico.
/Non esiste cyber-realismo senza la riappropriazione degli spazi virtuali e senza la legittimazione della propria esperienza al loro interno. In questo senso, è necessario rifiutare parte della proprietà intellettuale di tutto ciò che è troppo grande per presentare una possibilità di elusione, come i sistemi operativi, i loghi delle grandi marche, i videogiochi, i social media, le piattaforme.
/Immagina se il nome New York, o il suo skyline, fosse una proprietà intellettuale, impronunciabile e irrapresentabile senza chiedere l’autorizzazione a ciascuno degli architetti di ogni grattacielo e a ciascuno dei designer di ogni grafica di Times Square. La realtà diventerebbe irrapresentabile e la possibilità di raccontarla ci verrebbe tolta, come accade nelle tirannie e nelle dittature. Ci sarebbe permesso solo rappresentare simulazioni o simulacri, innocui in quanto tali.
/Il cyber-realismo significa il diritto di rappresentare la propria esperienza nei mondi virtuali esattamente per come sono, restituendo attraverso l’opera la condizione umana nell’esperienza di tali fenomeni, e non rappresentazioni di tali fenomeni.
/Cyber-realismo significa non modificare un’interfaccia utente (UI) e l’esperienza utente (UX).
/Il cyber-realismo significa trattare gli spazi virtuali dei videogiochi e dei software come territori collettivi.
/Il cyber-realismo significa riappropriazione dell’esperienza umana virtuale.
/Non si tratta di copiare o rubare proprietà intellettuali: un film girato in un videogioco non è un videogioco, non riproduce la sua interattività. Non riproducendo la sua interattività, non toglie il prodotto dal mercato né ne danneggia la circolazione, ma la promuove. La stessa cosa vale per le immagini di sistemi operativi, dispositivi tecnologici e marchi. L’arte cyber-realistica non fa danni a nessuna creazione e non può essere accusata di farlo.
/Il cyber-realismo, quindi, significa riflettere sullo status quo virtuale e rappresentarlo come tale. Significa creare prodotti artistici e immaginari che espongano le problematiche e le difficoltà. Significa creare un’arena artistica in cui discutere del virtuale come parte della realtà.
/L’obiettivo del cyber-realismo è la consapevolezza e la comprensione del virtuale e dei suoi pericoli, l’esposizione delle ingiustizie e delle disuguaglianze, la rappresentazione delle preoccupazioni umane specifiche di questo mondo, la storicizzazione delle estetiche e delle sottoculture di questa realtà, comprese abitudini e usanze, stranezze e specificità, artefatti e glitch, fenomeni rari, cimiteri di avatar e soprannomi, archivi di meme e gif.
/Noi artisti cyber-realisti siamo impegnati a garantire che il virtuale non venga sottratto al reale dal Moloch oligarchico per stabilire un’egemonia protetta da interpretazioni improprie delle leggi sulla proprietà intellettuale.
/Il cyber-realismo è l’umanesimo del 21° secolo.
Andrea Gatopoulos